Microfinanza Ecuador 

“Vogliamo dedicare queste Festività alle persone più piccole, ai bambini: anche quest’anno continuiamo a sostenere chi si occupa di accogliere e curare i più sfortunati fra loro, quelli nati e cresciuti in paesi poveri e zone di guerra.

Per un segno concreto del nostro impegno a favore della collettività”.

 

La Banca di Credito Cooperativo di Staranzano e Villesse sostiene:

 fonazione lucchetta

FONDAZIONE LUCCHETTA OTA D'ANGELO HROVATIN - TRIESTE
per i bambini vittime di tutte le guerre

 

ecuador

FEPP - FONDO ECUATORIANO POPULORUM PROGRESSIO
nell'ambito del progetto "Microfinanza Campesina" in Ecudor

 

 

ecuador   ecuador ecuador   ecuador

 

La nostra Banca è parte attiva del progetto “Microfinanza Campesina” del Credito Cooperativo italiano in Ecuador e uno degli amministratori (Giuseppe Cordioli) ha partecipato alla 9a missione che ha avuto come obiettivo prioritario il rinnovo dell’Accordo di Quito. Il progetto costituisce un’iniziativa di successo, riconosciuta a livello internazionale come un nuovo modello di cooperazione per combattere la povertà nei paesi in via di sviluppo.

In pratica con questa collaborazione si intende sostenere il processo di sviluppo dell’economia solidale e delle finanze popolari nel paese del Sud America, a dieci anni dalla precedente intesa.

La firma del documento – rinnovato dopo la prima sottoscrizione – è stata posta da Alessandro Azzi, presidente di Federcasse (l’Associazione italiana delle banche di credito cooperativo) e da Bepi Tonello, presidente della Cooperativa di credito Codesarollo, la banca di secondo livello del sistema delle oltre 800 piccole banche di villaggio dell’Ecuador.

L’accordo prevede in sintesi la promozione – tramite la microfinanza – della cooperazione di credito e dei valori che ne sono alla base.

 

IL VISO DI ISABEL

isabel ecuadorTra le varie esperienze vissute in Ecuador merita sicuramente un cenno particolare la giornata trascorsa ai piedi del vulcano Chimborazo (6.310 metri di altitudine).

Lasciata la caotica città di Quito, dopo alcune ore di pullman, si percorre una strada sterrata e in salita. Bepi Tonello, che ci ha fatto da balia per tutto il nostro soggiorno, ci spiega che siamo in una zona desertica: la sabbia è portata dal vento che amplia il regno del deserto. Per fermarne l’avanzata il Fepp - Fondo Ecuatoriano Populorum Progressio nato negli anni ‘70 su ispirazione della Conferenza Episcopale del Paese Sudamericano - ha avviato un programma di rimboschimento.

Arrivati a quota 4200 metri scendiamo per una visita a un asilo, costruito grazie anche al contributo del Credito Trevigiano. Il sole è nascosto dalle nuvole e il freddo sembra penetrare nelle ossa, ma a scaldare i nostri cuori sono i bambini che ci accolgono, assieme a due operatori del Fepp. L’edificio è semplice, colorato, di grande utilità per le mamme che possono lavorare e portare a casa i pochi dollari necessari per la sopravvivenza.

Una bambina, forse l’unica con lo sguardo triste, mi si avvicina per ricevere una caramella, che comunque non le fa ritornare il sorriso sulle labbra.
Allora le chiedo se vuole venire tra le mia braccia e questi minuti li porterò per sempre impressi nel cuore. Guardavo Isabel (così mi ha detto di chiamarsi questa bimba) e pensavo alle difficoltà sue e della sua famiglia. Cercavo di capire dai suoi vestiti e da altri dettagli quale poteva essere la vita di queste persone. Ma ciò che non dimenticherò mai sono le guance di Isabel: la pelle è secca e rovinata dal vento e dal sole. L’epidermide è solcata da autentiche ferite che sanguinano. Mi si spezza il cuore. Vorrei fare molto di più per questi bambini. Che colpa hanno loro se non quella di essere nati in questo paesino.

È già difficile muoversi e camminare dove l’aria è rarefatta per la quota e se poi ci si aggiunge la povertà estrema.

Trattenendo a stento le lacrime proseguiamo per Salinas, arriviamo e sembra di essere in città! In realtà è un centro abitato di poche case, ma dopo quello che abbiamo visto ha tutto un altro sapore.

La vita della comunità gravita intorno alla piazza, dove don Antonio Polo (prete di origine veneziane che vive qui dal 1972) ha fatto costruire la chiesa e a poche centinaia di metri la Cassa di Risparmio e Credito. Visitiamo alcune delle opere realizzate grazie all’opera di don Antonio e con il sostegno della Cassa: una fabbrica di cioccolato, una di salumi, una di palloni e un maglificio.
Ci sono molte donne, per lo più anziane, che sedute una vicina all’altra lavorano a maglia la lana di alpaca.

Piccoli capolavori di artigianato che vanno a ruba, primo perché sono davvero bellissime maglie, ma soprattutto per aiutare queste persone.

Don Antonio Polo, fautore di questo miracolo, in quarant’anni di lavoro si è rovinato la salute (ha una bronchite cronica e fatica a respirare). Riesce a esprimere con parole semplici concetti molto profondi: lui ogni giorno vive il Vangelo concretamente.

Una persona che infonde una pace, una serenità che viene da dentro, da lontano. Ha parole di riconoscimento per i maestri che ha avuto, ma il vero tratto è un altro: non parla mai di se stesso, eppure ne avrebbe ben ragione, ma dei successi della comunità, di quello che ha ricevuto, di quello che fanno i ragazzi che lavorano nella comunità.
Che coraggio, che fede: ci sarebbe da imparare solo ascoltando.

Giuseppe Cordioli